[…] Maurice Maeterlinck ci ha donato l’opera più geniale di questi tempi, e anche la più straordinaria e la più ingenua, paragonabile – e oserò dirlo? – superiore in bellezza a ciò che c’è di più bello in Shakespeare. Quest’opera s’intitola La Princesse Maleine. Ci sono al mondo venti persone che la conoscono? Ne dubito.

[…] La Princesse Maleine è un dramma scritto, come dichiara l’autore, per un teatro di marionette. Raccontarlo in dettaglio? Non posso. Vorrebbe dire rovinarne il fascino immenso, attenuarne l’immenso terrore in cui getta le anime. Bisogna leggerlo e, quando lo si è letto, rileggerlo ancora. Io credo che, da parte mia, lo rileggerò sempre. Mai, in un’opera tragica, il tragico ha attinto questa cima vertiginosa di spavento e compassione. Dalla prima all’ultima scena, è un crescendo di orrore che non si allenta un secondo e si rinnova continuamente.

[…] Per arrivare a questa impressione di paura totale, Maeterlinck non impiega alcuno dei mezzi in uso nel teatro. I suoi personaggi non pronunciano alcuna tirata. Non sono complicati in nulla, né nel crimine, né nel vizio, né nell’amore. Sono, tutti, piccole anime embrionali che vagiscono piccoli pianti e mandano piccoli gridi. E si scopre che questi piccoli pianti e questi piccoli gridi di queste piccole anime sono ciò che io conosco di più terribile, di più profondo e di più delizioso, al di là della vita e al di là del sogno. È in questo che io credo La Princesse Maleine superiore a qualunque opera immortale di Shakespeare. Più tragica di Macbeth, più straordinaria in pensiero di Amleto, è di una semplicità, di una familiarità - se posso dirlo - mediante cui Maeterlinck si mostra artista consumato sotto l’ammirevole istintivo che è; e la poesia che incornicia ognuna di queste scene di orrore è assolutamente originale e nuova; anzi, di più: veramente visionaria.